Sui salvataggi in mare |
Ogni volta che capita una situazione alla Groupama 3 ed è necessario inviare dei soccorsi per togliere dalle peste qualche equipaggio di regatante in difficoltà, qualche sapientone se ne esce con la menata dei costi economici e dei rischi in vite umane per operazioni del genere.
A questi andrebbe spiegato che, fin dalla convenzione siglata a Brussels il 23 settembre 1910 e ribadito in epoche successive, in mare ogni comandante fatta salva l’incolumità della propria nave, dell’equipaggio e dei passeggeri è tenuto a prestare soccorso ad ogni persona -anche nemica- in pericolo di vita (articolo 11 della convenzione del 1910) e che nessun compenso è dovuto per le persone salvate (articolo 9).
Grazie a questo semplice principio la vita in mare non ha prezzo, sia quella del pescatore del Burkina Faso, che quella del fankazzista giramondo italiano, che quella della star della vela che fa il giro del mondo per abbattere un record o vincere una regata.
Secondo me è un principio assoluto ed inviolabile e tale deve rimanere. Se si mette un limite oggi qualcuno pensera’ bene di spostarlo domani e di rispostarlo dopodomani fino a magari eliminarlo un giorno del tutto anche per il pescatore del Burkina Faso o l’equipaggio filippino della portacontainer.
Per saperne di più www.marina.difesa.it e Convenzione del 1989