Regata nazionale open di Chioggia, classe 2.4, 8/9 maggio 2004 |
Tra culo, esperimenti e momenti da mona, tanti momenti da mona
Mentre 10 miglia piu’ ovest verso terra e 10 miglia piu’ a nord verso costa imperversavano tempeste e uragani in quel di Chioggia siamo riusciti a disputare 6 prove 6 tra sabato e domenica. Forse e’ proprio il maltempo lì che ha garantito il vento qui.
Giudizio per l’organizzazione: Con il meteo… piu’ culo che anima. Pero’ sono stati anche bravi anche dal punto di vista logistico, gli ospiti sono stati sistemati su pontili galleggianti in canaletta (chi conosce lo Sporting sa di cosa parlo) e grazie alla collaborazione dei marinai del porto 13 barche sono state varate, e successivamente alate, a tempo di record e senza disagio per gli atleti disabili e non.
Sabato, prima prova.
Faccio cambiare la cimetta del punto di mura e del cunningham della randa perche’ troppo corti, faccio cambiare le scotte del fiocco perche’ secondo me fatte di un materiale non adatto.
Ho avuto occasione di provare le vele nuove una sola volta, abbiamo gia’ deciso che la randa e’ da ritoccare, decido di partire col fiocco nuovo e la randa vecchia. Forse e’ un errore, la randa vecchia e’ proprio vecchia.
Il mare e quasi piatto, il vento e’ forse una brezza tesa (non so ancora riconoscere bene questi dettagli, e’ un limite ma imparero’). In uno dei tanti momenti da mona faccio partire il conto alla rovescia del mio cronometro sull’ammaina dell’intelligenza, sono perfetto sulla linea ai miei 5 minuti ma sono 1 minuto in anticipo. Caso vuole che la barca giuria sia di proprieta’ di uno dei giudici, la linea di partenza e’ moolto lunga, svento tutto e riesco ad arrivare in boa dentro il tempo, botta di culo vuole che sia il lato buono quindi parto bene. Mi diranno poi che avevo superato di poco la linea ed ero rientrato (non per gli estremi), mi hanno graziato, io ci ero stato attento e non mi sembrava ma se lo dicono loro…
Faccio la mia regata nel modo piu’ onesto possibile, cerco di valutare buoni e scarsi un po’ attraverso un punto di riferimento che mi ero preso a terra e un po’ scimmiottanto quelli piu’ bravi… che poi sono anche tattica-Muniti Nell’ultima poppa sono esattamente a metà classifica, ne ho 6 davanti e 6 dietro.
Sono molto soddisfatto di me stesso e dei miei progressi rispetto all’ultima regata
In un altro momento da mona lascio la porta aperta e nel giro di boa prima del traversino di arrivo mi passano in tre, finirò nono (poi ottavo grazie ad un OCS). Nelle due regate precedenti il problema nei giri della boa di poppa era la manovra di rientro del tangone da fare con una mano sola, ora ho raggiunto un buon tasso di “spontaneità” nell’eseguirla ma mi manca ancora il pelo nello stomaco, quello verrà solo regatando… o forse mai perche’ all’ortopedia ho gia’ dato abbastanza e la paura che qualcuno mi entri in barca e’ sempre grande
Sabato seconda prova
Il vento rinforza e inizia a formarsi un’onda corta fastidiosa ma sopportabile. Parto normale, ne bene ne male… ma sorpresina: mure a dritta vado un treno, mure a sinistra poggio 10/15 gradi piu’ degli altri, ah benon… Le provo tutte, ridurre catenaria arretrare l’albero il piu’ possibile, ghinda, drizza, paterazzo, base, non va, non c’e’ storia… arrivo penultimo solo perche’ l’ultimo e’ la seconda volta che sale in 2.4 in vita sua.
Sabato terza prova
Il vento rinforza ancora, qualcuno parla di 17/20 nodi, l’onda corta diventa veramente fastidiosa, la barca immerge la prua e dopo ogni cavo mi prendo una secchiata d’acqua fredda, non c’e’ neanche piu’ il sole a compensare, ho freddo, mi sembra di essere dentro una lavatrice.
Sempre in funzione del fatto che devo fare tutto con una mano sola avevamo provato ad armare la scotta randa in modo diretto, senza paranco… errorissimo, va bene quando c’e’ poco aria e niente onda ma quando il vento e’ forte e la scotta si bagna sono cazzi amari.
Cazzo a ferro ma mi mancano dei centimetri di scotta, piu’ di così non riesco, sono di bolina larga, se orzo la randa rifiuta e il boma inizia a rimbalzare. Ho una vescica profondissima, le unghie mi sanguinano, la mano e’ “bruciata” dalle scotte, non la sento piu’. Vorrei essere da un’altra parte, medito il ritiro ma resisto e porto la barca in fondo ultimissimo ma dentro il tempo massimo.
Rientriamo, grazie a Dio. Non avevo mai affrontato condizioni così dure e i limiti si sono appalesati tutti.